Biografia

Biografia

Il 3 febbraio 1870 alle cinque pomeridiane Ada Negri viene alla luce in Corso di Porta Cremonese 59 (oggi Corso Roma 127) nella portineria di palazzo Cingia-Barni, dove lavora come custode la nonna materna Giuseppina Panni Cornalba, già governante del soprano milanese Giuditta Grisi Barni a Robecco d’Oglio. È figlia di Vittoria Cornalba e Giuseppe Negri. Il 4 febbraio viene battezzata dal coadiutore della Parrocchia del SS. Salvatore, don Giacomo Conti: nel registro i nomi risultano (in un latino approssimativo) “Hada, Aloysia, Theresia, Josepha Maria”. L’anno seguente muore per febbre tifoidea alla Cà Granda di Milano il padre, che viene sepolto al “Gentilino”, il cimitero di Porta Ticinese. Vittoria torna quindi con Ada a Lodi, vivendo con la madre nella portineria, mentre il primogenito Annibale (Nani) di due anni è costretto ad abitare presso lo zio materno Annibale Negri in via delle Orfane. Vittoria riesce a impiegarsi come operaia per tredici ore al giorno di lavoro, con una paga giornaliera di 1 lira e 75, nel lanificio fondato nel 1868 da G. Varesi, S. Cremonesi, L. Cingia e A. Lombardo in zona Selvagreca.

Dal 1873 al 1876 Ada frequenta l’Asilo di Carità per l’infanzia in Contrada di S. Damiano, all’angolo tra le attuali via Volturno e via XX Settembre. Il 22 maggio 1877 è cresimata in Cattedrale dal vescovo Domenico Gelmini, madrina Teresa Pallavera. Sul registro ufficiale il nome è storpiato, risultando con ipercorrettismo “Negri Adda”. Il giorno prima era stato cresimato il fratello Annibale, più vecchio di un anno. Dal 1876 al 1882 frequenta le scuole elementari a Palazzo Tassis, in Corso Palestro. In prima ha come maestra Amabile Riboni: viene promossa con 24 punti su 30. In seconda la maestra è Giuseppina Cappelli Colomba: viene promossa con 25 punti su 30. Nel 1879 / ‘80 frequenta la terza risultando ripetente (ma il registro dell’anno precedente non si trova); ha come maestra Isabella Garganico e viene promossa con 25 punti. In quarta elementare la maestra è Carolina Luè; Ada ottiene 21 punti e l’anno dopo ripete la quarta, avendo come insegnante ancora Carolina Luè: è promossa con 27 punti su 30. Dall’ottobre 1882 inizia a frequentare il primo corso preparatorio della Scuola Normale Femminile in Corso Palestro 8, con Giuseppina Ferrari Pozzoli come insegnante di Italiano. Viene “promossa senza esame” con punti 72/80, ma deve ripetere l’anno non avendo ancora l’età minima richiesta dalla legge per iscriversi. Nell’autunno 1884, raggiunti i quindici anni, può iniziare il primo corso della Scuola Normale, che dall’ottobre 1885 è trasferita da Corso Palestro 8 (oggi Corso Milano) in via Legnano 6, nell’antico palazzo Cadamosto da poco ristrutturato ad opera del Comune. Ha come insegnante d’italiano Paolo Tedeschi, insegnante di scienze matematiche, fisiche e chimiche, Carlo Besana. Nel frattempo la nonna, non potendo più svolgere il compito di portinaia, si trasferisce presso i parenti in via delle Orfane, dove morirà l’anno seguente; Ada e la madre sono pertanto costrette a traslocare in due stanzette del sottotetto, messe a disposizione dalla famiglia Cingia.

Il 22 luglio 1886 Ada conclude il secondo anno di studi e ottiene la patente di maestra elementare di grado inferiore. Il 18 luglio 1887, dopo aver completato il triennio di studi, ottiene dalla Commissione presieduta dal Regio Provveditore agli Studi Anselmo Rocchetta la patente di maestra elementare di grado superiore, che le verrà consegnata però solo il 24 febbraio 1888, dopo il compimento del diciottesimo anno. Nell’agosto 1887 inizia a insegnare a Codogno nel convitto femminile privato delle sorelle Pietrasanta; nel marzo 1888 viene chiamata a Motta Visconti a supplire la maestra della prima classe elementare maschile partita per l'Argentina. La classe è composta da centonove scolari che vanno a scuola sporchi, pieni di pidocchi, e che tuttavia le piacciono, perché tra quei “diavoli scatenati” si sente a suo agio. Guadagna 60 lire al mese; alloggia presso i panettieri del paese, la cui figlia Chiara diviene sua grande amica, e verrà rievocata nei suoi racconti come Chiarascura. Altre amiche sono le maestre Irene e Anna, la merciaia Caterina Domprè, la contadina Nanetta dei Rissi e soprattutto Eddie, la misteriosa “cacciatora”, un’americana rifugiatasi a Motta Visconti dopo una delusione d’amore.

Il 3 marzo 1888 il settimanale «Fanfulla da Lodi» pubblica la sua prima poesia, La nenia materna, cui molte altre ne seguiranno negli anni successivi; ben presto iniziano a comparire sue poesie anche sull’«Illustrazione popolare» di Raffaello Barbiera, su «Margherita», su «Cronaca d’arte». Nell’estate di quell’anno la madre la raggiunge a Motta Visconti, dove viene a cercarla nel dicembre 1891 la giornalista Sofia Bisi Albini, che affida poi la descrizione dell’incontro a un articolo che appare il 20 dicembre sulla prima pagina del «Corriere della Sera»: è l’inizio di un successo inaspettato e inarrestabile, che si trasforma ben presto in vero caso letterario.

Nel marzo 1892 Treves pubblica la sua prima raccolta poetica, Fatalità, che il 14 luglio dell’anno seguente viene messa all’Indice per il suo «spirito turbolento». In primavera il giornalista Ettore Patrizi va a trovarla per proporle la stesura di un libretto per un’opera lirica di argomento sardo: il lavoro non sarà mai realizzato, ma è anche per interessamento del Patrizi che il 27 agosto, con apposito decreto del ministro Ferdinando Martini firmato da Scipione Ronchetti, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione Pubblica, Ada Negri viene abilitata “ad insegnare lingua e lettere italiane nelle Scuole Normali, per il triennio 1892-93, 1893-94, 1894-95”. Il 5 novembre inizia ad insegnare nel corso preparatorio presso la Regia Scuola Normale Femminile «Gaetana Agnesi» di Milano. Lo stipendio è di 1.200 lire annue.

Ada NegriNel febbraio 1893 Ettore e Ada si fidanzano; ma il 23 marzo lui salpa da Genova per New York sul piroscafo Kaiser Wilhelm: non tornerà più. I due si scrivono ancora fino al 1896; dopo una lunga interruzione riprenderanno la corrispondenza tra il 1914 e il 1941. Nel frattempo la Commissione giudicatrice della Regia Accademia dei Lincei, composta da Marco Tabarrini, Alessandro D’Ancona e Isidoro Del Lungo, anche per attivo interessamento della nobildonna Emilia Peruzzi e di Ettore Patrizi, la propone per l’assegnazione del Premio «Giannina Milli», consistente in una rendita vitalizia di 1741,75 lire annue per dieci anni (in realtà vi rinuncerà nel 1898 per farlo attribuire a Sofia Bisi Albini). La motivazione è riportata dal «Fanfulla da Lodi»: «Poesia notevole per immediata e gagliarda intuizione del vero, e per intima apprensione del sentimento umano: poesia, che nutrita di dolore, sa, dagli strazi di questo, sollevarsi a idealità più o meno serene, più o meno tranquille, ma illuminate sempre dalla fede in un ordine di giustizia superiore e di carità universale». Il Consiglio Comunale di Firenze il 6 febbraio 1894 delibera in merito a scrutinio segreto con 33 voti favorevoli e 2 contrari. Il 22 maggio la Negri ottiene l’abilitazione all’insegnamento delle lettere italiane nelle Scuole normali del Regno, e in ottobre si trasferisce a Milano con la madre, prima presso i parenti Angelo e Natalina Mascheroni in via Gaudenzio Ferrari, poi in via Amedei 3. Dal 1 novembre 1894 Ada insegna alla Scuola Normale Superiore femminile «Carlo Tenca». Nel dinamico panorama culturale milanese inizia a frequentare personaggi di spicco del socialismo nascente, da Filippo Turati ad Anna Kuliscioff, da Benito Mussolini al futuro Premio Nobel Teodoro Moneta, e molti intellettuali progressisti come Ferdinando Fontana, Felice Cameroni, Eugenio Torelli Viollier, i coniugi Luigi ed Ersilia Majno. Il 17 febbraio 1896 scrive l’ultima lettera al Patrizi. Pochi giorni dopo Giovanni Garlanda, padrone di un lanificio nel biellese, innamoratosi di lei dopo la lettura dei suoi versi, le chiede di sposarlo. Il matrimonio è celebrato martedì 10 marzo in Palazzo Marino: padrini il cav. Alberto Vonwiller per lo sposo e l’avvocato Luigi Majno per la sposa; Ada si trasferisce con il marito a Valle Mosso. Qui il 20 settembre 1898 nasce la primogenita Bianca.

Nel frattempo la sua presenza sui principali quotidiani e periodici dell’epoca si infittisce: collabora a «L’illustrazione italiana», la «Farfalla», la «Rivista per le signorine», il «Corriere delle Signore», «L’Italia femminile», «La Rivista d’Italia», «La Vita internazionale», «La Stampa», «Nuova Antologia» e alla rivista ufficiale dell’Unione Femminile, che lei stessa contribuisce a fondare il 28 dicembre 1899 con Ersilia Bronzini Majno, Jole Bersellini Bellini, Antonietta Pisa Rizzi, Silvia Pojaghi Taccani, Carolina Ponzio, Costanzo Rignano Sullam, Elly Carus, Irma Melany Scodnik, Nina Ottolenghi Levi e Adele Riva.

Nel 1900 nasce la seconda figlia, Vittoria, che vive soltanto poche settimane. Con il marito si trasferisce nuovamente a Milano, in via Olmetto, poi in via Lanzone, in seguito in Piazza Cavour 7. Dall’inizio del nuovo secolo si infittiscono le collaborazioni a giornali e riviste fondamentali quali «La lettura», il «Corriere della Sera», «Poesia», «La Donna», il «Marzocco», «L’Eroica», «Il Secolo» e «Il Secolo XX». Il 14 dicembre 1902 con l’amica Ersilia Bronzini Majno partecipa alla fondazione dell’«Asilo Mariuccia», tenendo il discorso inaugurale. Il 13 marzo 1903 alla Cà Granda di Milano muore il fratello Annibale. Nel 1907 Ada trasloca con la madre in via Gioberti 9.

Nel frattempo i rapporti con il marito si deteriorano sempre più, finché alla fine di marzo 1913, dopo la rottura definitiva, decide di trasferirsi a Zurigo per seguire la figlia Bianca, iscritta dal padre in un collegio della città svizzera, risiedendo presso la pensione Florhof, in Florhofgasse 4. Qui conosce e frequenta Fulceri Paolucci di Calboli e riprende lo scambio epistolare con il Patrizi. Ben presto diviene amica di Delia Notari e di suo marito. Nel gennaio 1915 torna in Italia, risiedendo a Milano in via Moscati 4. Il 22 febbraio muore l’amica Alessandrina Ravizza e il 28 Ada ne tiene la commemorazione a Milano; il 21 marzo è la volta di una conferenza al Teatro del Popolo della Società Umanitaria di Milano. In quell’anno aderisce al «Comitato nazionale femminile per la difesa della patria in tempo di guerra» e, riconoscendosi nel mussolinismo che propugnava una trasformazione in senso rivoluzionario del riformismo socialista, si distacca definitivamente dal socialismo turatiano e dall’ambiente democratico. Nella redazione del «Popolo d’Italia» comincia a frequentare Margherita Grassini Sarfatti, la cui amicizia le permette di godere per anni di protezione politica. Nella splendida villa “Il Soldo” di Cavallasca, residenza estiva della famiglia Sarfatti, trascorre gran parte delle estati durante la prima guerra mondiale.

Nella primavera del 1916 anche Bianca torna dalla Svizzera. Il 28 giugno Ada pronuncia l’orazione funebre per Luigi Majno nei locali dell’Asilo Mariuccia. Nel 1917 a Milano, con i proventi del volume Le solitarie, può comprare casa in via della Guastalla 3, trasferendovisi in ottobre con la madre e la figlia. In quell’anno si innamora di un costruttore edile che muore di influenza spagnola nella primavera seguente; muore sul fronte anche il giovanissimo Roberto Sarfatti, figlio di Margherita, che Ada considerava suo figlio d’anima.

Il 22 agosto 1919 muore la madre Vittoria. Nel 1920 inizia la più che ventennale corrispondenza con Federico Binaghi. Il 10 maggio 1921 pubblica il romanzo autobiografico Stella mattutina. A metà luglio l’amata figlia Bianca sposa Antonio (Tonino) Scalfi; e il 17 dicembre dell’anno seguente nasce a Milano la nipote Donata (1922-1978). Alla fine di marzo 1923 Ada si reca in Sicilia, prendendo il postale da Napoli a Palermo in compagnia del sindaco di Capri Edwin Cerio e dell’imprenditore modenese Emilio Enrico Vismara. Tornata con loro a Capri all’inizio di aprile, si ferma nell’isola fino a luglio, in una dépendance dell’Hotel Quisisana: da questa felicissima esperienza nasce la raccolta I canti dell’isola (1924). Il 3 aprile 1924 nasce a Milano il nipote Gianguido (1924-1995). Il 28 ottobre Ada lascia alla figlia Bianca la casa di via della Guastalla 3 e si trasferisce in viale dei Mille 7 con la fedele governante Maria Porta (Bibì). Nel 1924 inizia un significativa e lunga frequentazione con Cesare Angelini, di cui resta testimonianza anche nel vasto epistolario fra i due scrittori, edito in parte a cura di Cesare Repossi (Cesare Angelini e Ada Negri. Incontri nella “rossa Pavia”, scelta di lettere del carteggio C. Angelini - Ada Negri, a cura di Cesare Repossi, presentazione di Angelo Stella, Pavia, Unitre, 1996).

Il 6 giugno 1926 Ada torna per l’ultima volta a Lodi in occasione della premiazione dei migliori alunni delle scuole medie della città; è candidata al Premio Nobel, che verrà però dato a Grazia Deledda. Ugo Ojetti, nuovo direttore del «Corriere della sera», le consente di riprendere intensamente la collaborazione al giornale, che diviene la sua principale risorsa economica, per 1000 lire al pezzo. Nonostante il 9 agosto il nuovo direttore Ettore Janni, subentrato il 28 luglio ad Aldo Borelli, le avesse chiesto di interrompere la collaborazione («Le sarei grato se per qualche mese, mentre durano le recriminazioni contro coloro che sono stati molto graditi al vecchio regime, sospendesse l’invio dei suoi scritti»), la pubblicazione di novelle e recensioni prosegue intensamente fino al 1943.

Nell’ottobre 1928 con Suzanne Noël e Alda Rossi da Rios fonda a Milano il “Club Soroptimist International”. Nel 1929 le viene chiesto di realizzare il Libro di Stato per la terza elementare; dopo la sua rinuncia l’opera sarà compiuta da Grazia Deledda. Inizia invece la traduzione del romanzo di Antoine François Prévost Histoire du chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut, che completerà a dicembre 1930 e sarà pubblicato da Mondadori nel 1931. A Salice Terme conosce Gina Boerchio Fusi, presso il cui Collegio pavese sarà spesso ospite anche dopo la morte dell’amica, avvenuta precocemente nel settembre del ’32. Dal 10 giugno 1930 fino al 2 gennaio 1933 tiene una fitta corrispondenza con il sacerdote veronese Carmelo Martini. Il 21 aprile 1931, nella Sala degli Orazi e Curiazi in Campidoglio, alla presenza del re, della regina e della principessa Maria, le viene attribuito il «Premio Mussolini» per le discipline letterarie: presiede l’adunanza Guglielmo Marconi, relatore è Ettore Romagnoli. Con lei sono premiati il chirurgo Filippo de Filippi, il giurista Pietro de Francisci e il musicista Ildebrando Pizzetti. Nel dicembre del 1934 muore la carissima amica Delia Notari, cui è dedicata la raccolta Il Dono del 1936. Il 5 marzo 1936 a Milano il circolo Filologico organizza una cerimonia per la consegna della «Targa del Carroccio». Il 24 giugno a Firenze in Palazzo Vecchio riceve il «Premio Firenze» per il volume di poesie Il dono. La giuria è composta dal Podestà di Firenze e da Dino Alfieri, Luigi Bonelli, Giuseppe Bottai, Franco Civanini, Bindo De Vecchi, Ugo Ojetti, Giovanni Papini, Alessandro Pavolini; oratore ufficiale è Filippo Tommaso Marinetti.

Il 9 dicembre 1937 il Ministro dell’Educazione Nazionale, Giuseppe Bottai, le conferisce la Medaglia d’Oro di Benemerenza Scolastica, che le viene consegnata a Pavia dal Provveditore agli Studi della Provincia di Milano, commendator Balestri; l’onorificenza comporta una rendita mensile di 2000 lire. Il 14 novembre 1940 riceve la nomina ad Accademica d’Italia, prima e unica donna, succedendo al defunto Cesare Pascarella e battendo la concorrenza di Corrado Govoni. A fine marzo 1943, accogliendo i pressanti inviti della figlia Bianca, la raggiunge a Bollate, in casa Frigerio, in via Magenta 7. Il 18 aprile 1944 lascia Bollate per Gaione di Vigalto, presso Parma, nella Villa Paganini, dove l’aveva indirizzata padre Giulio Barsotti e dove rimane fino all’inizio di giugno; in ottobre si reca nuovamente a Pavia al Collegio Boerchio per tornare definitivamente in novembre a Milano, in via Cosimo del Fante 5, presso la figlia Bianca, perché nel frattempo la sua casa era stata devastata dai bombardamenti. Qui muore l’11 gennaio 1945 alle ore 0,10 per un attacco cardiaco. I funerali si svolgono il 12 gennaio nella chiesa di Santa Eufemia. L’8 febbraio viene sepolta nel Famedio del Cimitero Monumentale. Le sue spoglie saranno trasferite a Lodi, nell’amata chiesa di s. Francesco, il 3 aprile 1976.